Mental coach e psicologia nello sport: concetti estremamente importanti per una disciplina agonistica. Lo sport, inteso nella sua accezione più ampia, riesce a regalare delle emozioni incredibili. Praticare una disciplina sportiva, ma anche semplicemente seguirla in televisione comodi in salotto, equivale a vivere delle emozioni. Gioia, entusiasmo, rabbia, felicità, tensione sono soltanto alcuni degli elementi che aiutano a far comprendere meglio sé stessi e far sentire vivo chiunque pratichi sport.
Il fattore emozionale va di pari passo con il fattore motivazionale: entrambi riescono ad incidere in maniera profonda e tangibile nell’esito di una gara, di un match, di una competizione, influenzando la performance sportiva e il raggiungimento di una determinata mission. Il concetto di motivazione è legato ad una specifica azione, mettendo in moto dei comportamenti orientati verso un particolare obiettivo. Il tutto viene enfatizzato dai bisogni interiori di un atleta ovvero dalla necessità di autorealizzazione, di autenticità e superamento dei propri limiti (come diceva il grande Julio Velasco). In altri termini, motivazione e autostima sono strettamente correlati al fattore della personalità. Tutto ciò consentendo all’atleta di trasformare il proprio potenziale in performance via via migliori e in obiettivi sempre più rilevanti, seguendo dunque un modello ‘ottimistico’ di vision sportiva.
MENTAL COACH E PSICOLOGIA: LA PERFORMANCE SPORTIVA Non basta dunque porre l’attenzione, come si potrebbe pensare, sugli aspetti tecnici o fisici di un atleta o di un team; oggi più che mai, in un ecosistema estremamente competitivo, occorre allenarsi su ogni elemento che compone la performance agonistica. In questa direzione è proprio il coaching sportivo a divenire leva trainante di una performance, con l’obiettivo di migliorare la prestazione dell’atleta, aiutandolo a focalizzarsi sulle proprie motivazioni interiori e sulla mission da raggiungere.
Le ricerche scientifiche che abbiamo analizzato trattano di una cosiddetta ‘psicologia dello sport 2.0’, diretta in maniera progressivamente crescente verso la ricerca di tecniche, metodologie e programmi integrati e multi-modali di training mentale. Di certo sono svariate e molteplici le variabili che intervengono nell’aspetto mentale di un atleta e che incidono a livello di trend agonistico.
BRITISH PSYCHOLOGY (PRIMI ANNI 2000) Entrando nel dettaglio, un’analisi firmata dalla società British Psychology (datata primi anni 2000), con particolare riferimento al coaching mentale, sosteneva già come siano numerosi e diversificati i fattori che consentono di far registrare successi all’interno del panorama sportivo: tra essi la mentalità e la motivazione sono indubbiamente alla base di prestazioni eccellenti, di risultati straordinari. Allo stesso modo, lo studioso Rainer Martens pone l’accento sul concetto di psicologia sportiva, sottolineando il bisogno di affrontare in modo multi-modale la preparazione di tipo mentale di ogni singolo atleta, orientandolo tra gli altri aspetti a tarare gli obiettivi, raggiungere la giusta motivazione, sviluppando il self-control, controllando la sfera immaginativa e ponendo un focus sulla consapevolezza nei propri mezzi.
IL LEIT-MOTIV DI RAINER MARTENS Rainer Martens a tal proposito diede una svolta storica in materia di psicologia sportiva: nel corso degli anni Prof. Martens riuscì a comprendere come le situazioni studiate in laboratorio siano in realtà difficilmente applicabili alle diverse discipline sportive. Esortò in questo senso gli psicologi ad uscire dal proprio ‘guscio’ aritmetico ‘da laboratorio’, invitandoli ad abbandonare lo studio di variabili fisse e a concentrarsi di più su situazioni reali e veritiere. Il motto di Martens, che fa da sfondo alle sue tesi, è il seguente: “cosa c’è di così poco calcolabile come la performance di un atleta?”. Tra l’altro proprio Martens fondò quella che divenne l’Associazione per la Psicologia dello Sport Applicata, evidenziando la necessità crescente di studiare sul campo, face-to-face, l’applicazione della disciplina sportiva in tutte le sue variabili e componenti.
Dal nostro punto di vista, concordiamo pienamente con le ‘ambiziose’ tesi del grande Martens. Oggi più che mai, l’obiettivo di un atleta – inteso come meta e risultato che si vuole ottenere tramite un gesto o un’azione – deve essere definito ad hoc, sul campo a tu per tu con lo Sport Coaching, uscendo da qualsiasi schematico modello di riferimento. Per meglio comprendere le nostre valutazioni, ci immergeremo nei prossimi post – a questo punto – in un piacevole argomento, coaching e psicologia dello sport. Concetti molto attuali ed interessanti, che presentano al tempo stesso innumerevoli sfaccettature che devono essere sottoposte ad un’accurata valutazione. Nella foto di anteprima il primo vice-allenatore italiano di Julio Velasco, Dott. Alberto Santoni (Jesi Volley, 1983, allenato da Velasco, serie A2). che un mese fa aveva compiuto 70 anni.